venerdì 17 dicembre 2010

Una piccola storia...prima della buonanotte...





Nella villa del Conte Verdilio

Camilla fece segno con la mano al barman. Dopo un po’, arrivò con un bicchierino per Joseph.
Joseph mosse leggermente il bicchiere ammirando il colore rosso purpureo della bevanda. Poi, sentendosi osservato, sollevò lo sguardo incrociando gli occhi del barman che lo stava fissando e gli sorrise amichevolmente.
- Prosit! - gli disse Joseph dandone un sorso. Aveva capito che il barman era uno di loro.
‘Ecco perché in questo bar vi sono così tanti vampiri!’ Immaginò che quello poteva essere il loro luogo d’incontro. Avevano la possibilità di bere tranquillamente la loro bevanda rossa senza che nessuno si sarebbe posto domande sul loro modo di vivere. Alcuni di loro, però, sembravano notabili borghesi, anche nei loro gesti misurati ed eleganti, vestiti tuttavia in modo inadeguato al locale. La cosa che più lo sorprese, era la gente comune che non faceva attenzione ai vampiri. Solo qualcuno, ridacchiava. Joseph, allora, pensò che quel bar fosse frequentato dai soliti habitué, come d’altronde lo era lui.
Diede un altro sorso dal bicchiere. Sentì il sapore di ferro in bocca, ma stranamente non gli dava fastidio, non come quella volta, quando ancora non era un vampiro, e aveva dato un sorso dalla boccetta di Camilla che si fingeva malata. 
- Ora andiamo.- Disse Camilla destandolo dai suoi pensieri. – Questa sera siamo stati invitati ad una festa.
- Allora, prima, non stavi scherzando! Sì, ma da chi?
- Dal Conte Verdilio! Vuole darti il benvenuto nel regno dei vampiri. Non si può rifiutare un suo invito.
- Nella villa del Conte Verdilio? 
- Sì, devi sapere che…
E mentre Camilla gli spiegava come si svolgeva la serata d’iniziazione e chi erano le persone che di solito vi partecipavano, Joseph fu distratto dallo strano fenomeno che si stava verificando di nuovo sotto i suoi occhi. 
Camilla, vedendolo ansimante, s’interruppe. Gli strinse forte il braccio. Lui la guardò fissandola per qualche secondo. Poi, pronunciò lentamente il suo nome.
- Camilla?
- Che cosa c’è? – chiese lei preoccupata.
- Lo vedi anche tu? 
- Non capisco che cosa dovrei vedere!
- Guardati intorno e lo scoprirai con i tuoi stessi occhi – la incitò Joseph.
A quel punto, Camilla capì subito il dramma della situazione. Disse: - Oramai non ci faccio più attenzione. Anche tu, con il tempo, ti ci abituerai. È tutta opera dei vampiri qui presenti.
- E… puoi darmi una spiegazione logica di ciò che sta accadendo?
- Che vuoi che ti dica? Alcune di loro sono anime disperate. Guarda quella donna seduta al tavolino dietro di te, accanto alla finestra.
Joseph si voltò leggermente e guardò con la coda dell’occhio. 
- Mi sembra che stia aspettando qualcuno. Il bicchiere è vuoto. Chissà da quanto tempo è lì! – Joseph continuò a fissarla. Poi disse:- Camilla, perché ho la strana sensazione di voler sapere che cosa la rende così ansiosa? Più sono concentrato su di lei, e più cresce questo mio desiderio di scoprirlo. Non riesco quasi a resistere alla tentazione di leggere nei suoi pensieri più intimi.
- Allora fallo! - Lo incitò Camilla..
Joseph annuì. Si concentrò. Dapprima avvertì un lieve brusio, poi, una confusione di parole, infine, riuscì ad udire la voce di un uomo, che le parlava con un tono piuttosto aggressivo. “Sei una stupida donna” “Sei come tutte” “Pensi solo a te stessa, ed io, che cosa sono per te?” Si concentrò ancora. Questa volta, sentì una fragranza dolciastra che lo inebriò. Lo colse un brivido. Poi, una sensazione indescrivibile si impossessò di lui. Ad un certo punto, si sentì disorientato. Sobbalzò, quando si riconobbe nel volto della donna riflesso sul vetro. Capì che era nel suo corpo. Aprì gli occhi e ritorno in sé.
- Camilla?
- Che cosa c’è Joseph?- disse lei con voce modulata.
- Ero nel suo corpo. Com’è stato possibile?
Subito dopo, si udì un grido. Il barman lanciò un’occhiata di rimprovero a Camilla e soccorse la giovane donna che era scivolata dalla sedia per terra. Aveva perso conoscenza. Joseph lo seguì con lo sguardo. Vide l’uomo prendere dal taschino del grembiule, una bustina impregnata di chissà quale sostanza e la fece annusare alla donna che si riprese subito.
Il barman, poi, si avvicinò con discrezione a Camilla e le disse piano:
- Che non si ripeta più. Non voglio principianti nel mio locale. 
Camilla si scusò. 
Invitò Joseph ad alzarsi, oramai i vampiri erano quasi tutti andati via. 
- Prendiamo la mia macchina. Passiamo un attimo da casa. Ho uno smoking per te. – Disse lei.
- Questo è un evento che ricorderò per tutta la vita, ops… forse per l’eternità.
- Fai meno lo spiritoso. Guido io. – Disse infastidita per ciò che era successo. Si sentiva terribilmente in colpa. Avrebbe dovuto anticipare che Joseph era ancora un inesperto vampiro. Agiva d’istinto. 
Camilla abitava in una casa fuori città. Arrivati a destinazione, Joseph scese dall’auto e aprì lo sportello alla sua amica. Un gesto che a Camilla piacque molto. Poi, si guardò attorno incuriosito dal luogo. Un’infinita calma regnava nei dintorni. La luna era calante nel suo ultimo quarto. L’aria era fresca e Joseph respirò profondamente. Poi udì il grido di un corvo seguito da altri.
- Vieni Joseph!
Lui annuì e la seguì.
- Mi aspettavo una casa dall’aspetto tetro. Invece qui, è molto accogliente. Complimenti hai molto gusto. Davvero belli questi tendaggi! 
Poi, si soffermò su alcuni quadri d’epoca!
- Sono antichi – disse subito lei. – Ma ora dobbiamo sbrigarci. Il vestito che indosserai è in quest’altra stanza. Quando avrai finito di prepararti aspettami qui.
Joseph obbedì senza aggiungere altro. Pensò che Camilla non era quella di prima. Si mostrava meno affettuosa verso di lui, e gli dava sempre ordini. 
Joseph non ci impiegò molto tempo a vestirsi e l’attese nel salone, comodamente seduto su una poltrona, si chiedeva a cosa si era ispirata Camilla in tutte quelle raffinate decorazioni. Si disse che doveva molto amare lo stile barocco. Mentre era intento ad ammirare l’enorme lampadario in ferro battuto con decorazioni barocche, la voce di Camilla lo colse di soprassalto.
- Eccomi.
Camilla indossava un abito chiaro molto ampio. Tuttavia, Joseph non poté fare a meno di notare il seno generoso che fuoriusciva dal corpetto, e la vita stretta. 
Joseph, invece, sembrava uscito da un libro di storia. Aveva un colletto bianco, molto ampio, ricamato, ed i polsini merlettati.
Joseph si alzò.
- Sei meravigliosa in quest’abito!
Lei accennò un sorriso.
- Invece io… non mi sento a mio agio in questo vestito. Ed è anche un po’ stretto. Inoltre, ha uno strano odore di vecchio tessuto.
- Mi dispiace, non ho trovato altro.
- Perché non mi hai detto che si trattava di una festa in maschera?
- È cambiato qualcosa ora che lo sai? – Joseph aggrottò la fronte. Allora Camilla cercò di usare un tono un po’ più gentile ed aggiunse: - beh… una volta al mese, ovvero il quindici di ogni mese, Verdilio dà una festa in maschera in onore dei nuovi arrivati. Per quell’occasione, si decide con quali abiti d’epoca vestirsi. Questa sera è stato deciso di ricordare i bei tempi del fine seicento. Sai Joseph, i vampiri più anziani sono individui molto nostalgici.
- Capisco! – rispose lui.
Camilla sorrise. Poi, fece segno a Joseph di indossare la parrucca.
A quel punto, Joseph la guardò con aria esitante e disse: - Solo che… ecco… la parrucca col codino non ho proprio voglia di indossarla! Mi vergogno. 
- Come vuoi, sarai il solo a non averla.
- Se è così, la metterò quando arriveremo alla villa del conte - disse oramai rassegnato.
Poi, Camilla lo invitò ad incipriarsi un po’ il viso. Joseph si tirò indietro e sbuffò. Poi, si lasciò truccare anche gli occhi. 
Durante il tragitto verso la villa del Conte Verdilio, lei gli spiegò che quel bar era il luogo ideale per i vampiri, per individuare chi erano coloro che potevano essere salvati dal loro stesso tormento e dal loro mal di vivere. Joseph trovò ingiusto il modo d’agire dei vampiri, verso chi in quel momento, si mostrava di essere vulnerabile a causa del proprio dolore.
- Non riesci a capire. Noi cerchiamo di liberarli dal loro dolore, ma non sempre è possibile farlo. Quando ciò accade, è Vera che interviene.
- Certo! Con l’inganno.
- Non è come pensi tu. Il contratto rilasciato da Vera è l’unico modo per sfuggire ad un terribile destino. Noi, vampiri, abbiamo un sesto senso in queste cose! È come se sentissimo l’odore della morte nei paraggi.
- Ed io? Non avevo nessuna intenzione di farla finita! Ero solo un po’ giù di morale.
- Solo un po’? Forse non lo ricorderai, ma quel giorno, quando per la prima volta sei entrato in quel bar, avevi un’aria così afflitta… da attirare l’attenzione di quasi tutti i vampiri! Ho capito che eri tu la persona che dovevo salvare dal proprio tormento. La tua fragilità. Il tuo essere vulnerabile. Il tuo odio rivolto a te stesso. Non mi era mai successo prima, ma… non ho potuto resistere alla tentazione di averti con me. Ora, Joseph, fai parte di questa verità.
Ci fu una pausa. Poi di colpo, Joseph riprese a parlare.
- Ero fragile, potevo cadere e farmi male, ma dovevi lasciarmi libero di cadere, di pensare che ero fragile e che, oramai, non ero altro che uno scrittore senza una storia da raccontare.
Camilla a questa sua ultima asserzione preferì non rispondere.
Arrivarono davanti ad una grande cancellata in ferro battuto di colore verde smeraldo. Al centro lo stemma della famiglia Verdilio.
Il cancello automatico si aprì. Parcheggiarono. Il portiere era lì ad attenderli, e li condusse all’entrata. Dopo qualche secondo, li raggiunse una splendida donna che si presentò con il nome di Elvira Verdilio. 
- Sono lieta di ricevere nella mia casa un ospite così importante. Ho letto tutti i suoi libri. Lei ha davvero una grande immaginazione su noi vampiri! – disse la contessa porgendo la mano a Joseph.
- È un onore conoscere una mia lettrice così affascinante – rispose Joseph baciandole la mano.
- Camilla! – aggiunse la contessa – È inutile dirti che i tuoi ospiti sono sempre i benvenuti nella mia casa. Ora devo prepararmi per un grande evento. Intanto, vi potete accomodare nel giardino e bere qualcosa. 
- Non si preoccupi mia cara contessa – disse Camilla guardandola dritto negli occhi.
La contessa indossava un bellissimo vestito bianco, con il punto vita sotto il seno, leggermente scollato. Joseph pensò che era una bella donna e quasi gli dispiaceva che fosse andata subito via.
Camilla, intanto si era allontanata per salutare un suo vecchio amico. Joseph si diresse da solo nel grande giardino. Si guardò intorno. Incrociò differenti sguardi e sorrisi. 
“Chissà dov’è finita Camilla!” si disse non vedendola nei paraggi.
Ad un certo punto, Joseph ebbe uno strano presentimento. Qualcosa, infatti, stava per accadere. Quando si guardò intorno, gli invitati, esclusi i vampiri, erano immobili, bloccati nei loro gesti. Incrociò lo sguardo di qualche vampiro che gli sorrise. Lui non sorrideva affatto! Pensò che forse Vera era nei dintorni. Stranamente, riusciva ad udire ancora le voci, e gli altri rumori di sottofondo, compresa la piccola orchestra che continuava a suonare un brano di Bach, come se il tempo per i comuni mortali scorresse in un’altra dimensione parallela.
Finché non incrociò lo sguardo di Verdilio che avanzava verso di lui con passo veloce. Di primo acchito incuteva timore. Il viso era incipriato di bianco e le labbra erano sottili e tinte di un rosso carminio. Gli occhi erano di un colore blu cielo. Anche lui era vestito con un abito scuro e un vistoso colletto bianco, con addosso un’appariscente parrucca.
- Benvenuto! – disse il conte stringendo la mano a Joseph. Poi, ad alta voce e rivolgendosi agli altri vampiri aggiunse: - Eh sì, tra noi mancava uno scrittore vampiro! Scriverà così un nuovo romanzo?
Joseph non prestò attenzione alle sue parole e controbatté con un’altra domanda che lasciò il conte di stucco.
- È qui che inizia il rito d’iniziazione, non è così signor Conte Verdilio? – disse pronunciando forte il suo nome.
- Indovinato.
- Immagino che Vera è qui da qualche parte.
- Indovinato ancora. 
- E… che cosa dovrei fare per essere incluso nel vostro gruppo?
- Niente di complicato, almeno per ora! – precisò il Conte. – Deve scegliere un comune mortale presente in questa festa. Ognuno di loro ha una propria storia passata, sfortunatamente finita male… loro sono qui, solo perché aspettano di essere salvati da noi vampiri. – Disse il Conte atteggiandosi in modo sicuro di sé. Poi aggiunse: - Per lei è stato più semplice. Vera l’ha aiutato ad essere uno di noi. Non capisco perché ha tanta predilezione verso di lei, Joseph. 
- Non saprei risponderle. Forse perché le sono simpatico.
- Davvero spiritoso!
- Eh… mi dica signor Conte… Prima volevate intendere che questi comuni mortali sono qui per loro libera scelta?
- Indovinato. Mi dica chi è la persona che ha scelto? Ha avuto tutta la serata per scrutarli nel loro profondo.
Joseph rispose:- A dire il vero, non ne sapevo nulla, quindi, se permette, mi lasci pensare ancora un po’.
A quel punto, il Conte Verdilio, che iniziava ad impazientirsi, intervenne per persuaderlo nella scelta:
- O forse, non se la sente di assumersi questa responsabilità verso uno di loro, di decidere che cosa ne sarà della sua vita? Eppure, qualcuno l’ha fatto per lei.
Joseph pensò alle parole che aveva pronunciato a Camilla, durante il tragitto in macchina. ‘Potevo cadere e farmi male, ma dovevi lasciarmi libero di cadere, di pensare che ero fragile e che, oramai, non ero altro che uno scrittore senza una storia da raccontare.’
- E se rifiutassi di farlo? – disse al Conte.
- Sarebbe una sciocca decisione! Un vampiro solitario è un’ottima preda per i cacciatori di vampiri. - Poi il Conte Verdilio esclamò ad alta voce per farsi sentire anche dagli altri vampiri. - L’eternità è così lunga! Ed essere soli… riesce a capirmi?
Joseph annuì con un sorriso.
- Sì, però… ho bisogno di tempo. Vorrei che questo momento fosse unico per me. 
- Ma non è possibile! – iniziò a lamentarsi il Conte. – Vuole restare solo per tutta l’eternità? È questo che vuole?
Joseph, si guardò ancora attorno con aria persa. “A quanto pare, essere un vampiro solitario non è molto consigliabile,” pensò. Ma qualcosa lo bloccava. Non riusciva proprio a decidersi e questo lo innervosiva parecchio.
- Non si potrebbe, per una volta, fare uno strappo alla regola? – insistette Joseph. Gli occhi del Conte divennero di un colore scuro. Joseph ebbe paura. 
- Ma è possibile che con lei deve essere tutto così complicato! – disse il Conte con una voce che non gli apparteneva affatto!
- Vera, aiutami. Questa sera non mi sento pronto. Voglio trovarla io la persona adatta per iniziare questo rito ed ho bisogno di tempo.
- Non puoi restare qui durante il rito. Devi essere uno del nostro gruppo.
Vera si voltò e andò via.
La festa riprese con il suo ritmo. Camilla lo raggiunse. 
- Camilla, dove sei stata? Il Conte Verdilio era qui. Anche Vera era qui, nel corpo del conte e…
- Queste sono le chiavi della macchina. Non puoi restare qui. Ora vattene, prima che qualcuno cambi idea.
- Grazie Camilla. 
- Ah Joseph, lo so, avrei dovuto dirtelo! Se non l’ho fatto è perché immaginavo che avresti rifiutato di venire alla festa. 
- Come vedi, mia dolce Camilla, non è servito ad un granché portarmi qui senza preavviso! Non fai altro che raggirarmi. È stato sempre così, con te. 
Camilla preferì anche questa volta non parlare.
Joseph inarcò un sopracciglio.
- Ed ora, che cosa c’è?
- Niente – le rispose mentendo.
Joseph mentre si dirigeva verso l’uscita principale, dov’era parcheggiata l’auto, sentì lo stomaco ritorcersi. Erich era lì accerchiato da due donne vampiro. E pensare che Joseph aveva deciso che, all’insaputa di Camilla, sarebbe ritornato il giorno dopo in quel bar, e gli avrebbe parlato da buon amico. 
Joseph durante il tragitto, pensò a tutta quell’ambigua situazione che si era creata attorno a lui. Quella notte stranamente non aveva sonno. Restò sveglio ad osservare il cielo schiarirsi. 

4 commenti:

  1. ehm...ma nessuno s'è filato sta storia?!xD

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  2. hihihi... ma nn era tanto piccola.... xD ^_^

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  3. Aaah...io e le mie cose contorte ... :)
    Comunque di carnevale mi vesto come la ragazza nel dipinto :[
    E' proprio bello il costume *-* e tra l'altro c'ha i canini ;)
    ...muahahaha.. "Se per le vie delle vostre città vedrete avanzare sinuosamente una giovine vestita con un abito nero e se sorride le vedrete i canini del piacere, riconoscetemi sappiate che codesta fanciulla sarò io!"
    troppo bella va'!:) Buona Nanà :D
    :[

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